Il Museo Diocesano
di Santa Severina
Nel palazzo arcivescovile, auspicato dai fratelli Pujia e
diventato realtà ad opera dell'arcivescovo mons. Giuseppe Agostino, attualmente
al governo della chiesa cosentina, è nato il Museo Diocesano. Nelle sale di
esposizione al pubblico fa finalmente bella mostra di sé, costituendone la parte
più importante, una buona parte del Tesoro della Cattedrale, uno dei più ricchi
e preziosi della Calabria. Purtroppo qualche arredo, arazzo, dipinto che
esistevano negli inventari degli arcivescovi Santoro e Pisani, sono andati
dispersi . Un pastorale greco d'avorio, che si trovava in quegli inventari e che
costuirebbe oggi l'unico documento superstite della liturgia greca, non esiste
più nel Tesoro. Dal '600 in poi tutto ciò che non serviva più al culto "venne
distrutto o barattato come roba inutile, anziché conservarlo come documento di
storia e di arte.Quelli, comunque, che hanno avuta l'occasione di ammirare i
pezzi esposti, sono rimasti incantati alla vista degli ostensori, calici,
pianete, mitrie, piviali e arredi vari quasi tutti con decorazioni in oro.
Fra
gli oggetti più importanti ricordiamo il braccio d'argento contenente una
reliquia della Patrona S. Anastasia, donato da Roberto il Guiscardo
all'arcivescovo del tempo; un prezioso fermaglio da piviale a forma di fiored'oro
a sei petali modellati, con sei dischi coperti da smalto verde, con stami a
filigrana e smeraldini ed una grossa perla al centro. Sia Orsiche Bernardo se ne
interessarono nei loro studi e, mentre il primo lo riteneva opera dell'orificeria
francese del secolo XIV, il secondo, sposando la teoria del Lipinsky, che aveva
studiato a fondo il prezioso fermaglio, colloca la sua creazione nella metà del
secolo XIII; un dipinto del pittore napoletano Fabrizio Santafede (1560-1628)
dedicato alla Patrona S.Anastasia, della quale esiste pure una statua d'argento
con corona d'oro, che tiene in braccio in segno di protezione il Paese pur'esso
modellato in oro. E' stata restaurata e sarà in quest'anno aperta al pubblico la
seconda ala del Museo al pian terreno del Palazzo, che arricchirà l'esposizione
con un'altra serie di arredi, di quadri, di oggetti liturgici. Una stanza sarà
riservata ad accogliere la collezione di monete, reperti archeologici ed oggetti
sacri che il dott. Francesco De luca ha donato al Museo Diocesano dopo le
donazioni effettuate al Liceo "Borrelli" ed al Museo del Castello. Questa
raccolta costituisce un insieme di grande valore archeologico e numismatico
essendo, per la massima parte, costituita da esemplari provenienti dal
territorio della Metropolìa di Santa Severina.
Per
quanto riguarda l'Archivio, grande merito va attribuito al prof. Giovanni
Battista Scalise che da circa cinque lustri ha profuso il suo impegno ad
ordinare e catalogare la grande massa di materiale cartaceo e pergamenaceo che
esisteva nel palazzo arcivescovile. Il suo lavoro, oscuro quanto prezioso,
merita riconoscenza e gratitudine. Basterebbe citare la ristampa da lui curata
di "SIBERENE- Cronaca del passato", la gloriosa rivista storica fondata e
diretta fino alla morte (1818) da mons. Antonio Pujia, riordinata e dotata di
indici onomastici, toponomastici, agiografici ed agiotoponomastici. Elenchiamo
sommariamente quanto è contenuto nell'archivio su cortesi informazioni di mons.
Giuseppe Misiti, ex parroco di Santa Severina, attualmente responsabile di tutti
i beni culturali della diocesi, nonché direttore dell'ufficio tecnico. E' in
fase di elaborazione e di prossima pubblicazione un "Inventario provvisorio del
materiale cartaceo e pergamenaceo" di somma utilità per gli studiosi che, sempre
più numerosi, stanno utilizzando questi antichi documenti della storia non solo
nostra ma dell'intera Calabria. La sezione pergamenacea comprende oltre 150
pergamene, qualcuna restaurata e molte altre da restaurare. Il materiale
cartaceo è diviso in due fondi:
- Fondo arcivescovile, contenente
circa 260 volumi dal 1500 in poi, di cui dodici del notaio Santoro (fine
1500-inizio 1600), preziosi per un'analisi storica e socio-economica.
- Fondo capitolare, formato da
circa trenta cartelle contenenti vari documenti del capitolo cattedrale.
La biblioteca dell'archivio contiene qualche decina di
"cinquantine", altrettante di "secentine" e oltre 5000 volumi, tra cui spicca un
prezioso e rarissimo incunabolo del 1476 di commento alle leggi clementine.
Il più antico dei documenti conservati è una bolla di Lucio III redatta in
Anagni nel 1183. Diretto all'arcivescovo dell'epoca Meleto il prezioso
documento, nell'approvare le precedenti concessioni al suo predecessore Andrea,
assegna molti altri privilegi, riconoscendo come metropolitana la sede di Santa
Severina, che a tale onore era stata elevata nel IX secolo dal Patriarca di
Costantinopoli.