Il Battistero
Paolo Orsi nel 1911 ebbe il merito, per primo, di rilevarne l'importanza e la
singolarità, additandolo agli studiosi dell'arte come uno dei monumenti
bizantini più importanti della Calabria. Le precedenti citazioni da parte di
storici e cultori d'arte erano molto scarse, anche perché da parte di costoro
non erano avvenute esplorazioni dirette del monumento se non in rarissimi quanto
assai superficiali sopralluoghi. Lo stesso Benedetto Croce, nel capitolo
"Sommario critico della storia dell'arte nel napoletano" vi dedica poche righe
ricavate dal Jordan, che nel 1889 aveva visitato frettolosamente, insieme al
Battifol, Santa Severina.
L'indagine dell'Orsi e la descrizione che ne fece, unitamente all'opera
meritoria di divulgazione dell'Arcivescovo Carmelo Pujia e del fratello mons.
Antonio che riportò sulla sua rivista gli studi dell'eminente archeologo,
attirarono finalmente l'attenzione dei cultori dell'arte bizantina. E venne in
Santa Severina il Sovrintendente Loiacono, che procedette al restauro del
monumento e, quindi, ad una seria descrizione delle sue caratteristiche
originarie.Diremo appresso, nelle conclusioni, dei due grossi interrogativi che
gli studi sul Battistero lasciano ancora irrisolti. Bernardo afferma che "Ci
troviamo di fronte ad un monumento veramente degno di attenzione, risultando
essere l'unico, almeno in Italia, a presentare una pianta circolare con quattro
appendici". Paolo Orsi così ne descrive lo schema architettonico:
"E'
una rozza cupola attorno alla quale corre un atrio. Visto dall'esterno esso si
presenta coi tre elementi seguenti sovrapposti: corpo cilindrico dell'atrio,
tamburo ottogonale rispondente all'alzata della cupola, lanternino cieco
cilindrico, rispondente al vertice dell'ombrello. Delle otto colonne, per quanto
ho potuto vedere, una sola è in fabbrica, le altre di granito; la diversità
della materia e più ancora dei diametri denota che esse vennero tolte da edifici
antichi diversi. A queste anomalie teoriche rispondono anomalie formali, le
corde e le saette degli archi sono diseguali, ed invece di avere archi normali a
tutto sesto se ne osservano alcuni sformati e gibbosi di fianco. Sopra questi
archi sorretti dalle colonne si slancia una cupola a spicchi, che prende la
forma precisa di un ombrello aperto. Invece fra il tamburo perimetrale e le
colonne gira un atrio su cui è voltata una copertura a quarto di botte con
spicchi rispondenti a quelli della cupola centrale. Formano un tirante, fra il
tamburo perimetrale e le teste delle colonne, dei grossi prismi monoliti".
All'interno del battistero si notano avanzi appena visibili di affreschi
bizantini sulla parete sinistra del braccio di nord-est, che si fanno risalire
al X-XII secolo, mentre l'affresco sulla parete sinistra del braccio di
nord-ovest, che secondo il Loiacono raffigura S.Gerolamo, dovrebbe attribuirsi
al XV secolo.
Il fonte battesimale non è quello originale ma viene definito
dall'Orsi "opera rozza e senza valore d'arte forse del XVI secolo". Egli
aggiunge: " L'indagine futura dovrà essere rivolta ad indagare se la conca
primitiva si aprisse nel centro del pavimento sotto la cupola, ovverosia avesse
forma di pila". Oggi sappiamo che tale indagine è stata effettuata dal Loiacono,
ma preferiamo parlarne dopo aver descritto gli altri elementi estranei alla
struttura originale del monumento. Come tali si debbono considerare gli elementi
decorativi che raffigurano due angeli, due apostoli e la donna simbolica
definiti dall'Orsi "avanzi di un monumento della rinascenza" ed il sarcofago
traslato dalla diruta chiesa di S.Domenico che raffigura l'effige di Angelo De
Luca, vissuto fra il XV e XVI secolo, comandante delle milizie cittadine che si
opposero al Conte Andrea Carafa nei due assedi del 1506 e del 1514. Ma veniamo
ai due interrogativi che hanno assillato quanti, studiando a fondo il monumento,
non hanno saputo trovare risposte definitive:
Esso nacque come battistero o come chiesa autonoma? A quale epoca si deve
assegnare la sua fondazione? Sia l'Orsi che il Bernardo propendono, in fine, a
considerare il battistero come chiesa autonoma, sicuramente fondata prima del
mille, assegnandone la costruzione ai due nostri arcivescovi metropoliti
Giovanni I e Teodoro. Entrambi gli autori ritengono che, allo stato, non
esistono certezze ma sono possibili solo ipotesi, più o meno fondate ma non
certo definitive.
Prima di
esaminare le tesi degli altri studiosi, facciamo chiarezza confermando il nome
di Giovanni come nostro primo arcivescovo, ma accettando la conclusione del
Laurent, della Castelfranchi Falla, del Guillou e del Le Pera, che ad essi si
richiama, secondo i quali Teodoro non fu un nostro archiepiscopos ma, secondo
una lettura più precisa del capitello, un eparchon che, in quella sua funzione
di autorità amministrativa e politica, avrebbe contribuito, insieme
all'arcivescovo Giovanni, ad erigere il monumento. La professoressa Emilia Zinzi
presenta nel suo studio una interessante rassegna dei saggi sul cosiddetto
Battistero siberenense e sulle diverse tesi, a volte concordanti, a volte
divergenti, di quanti, nella fase che lei definisce post-orsiana, hanno
affrontato il problema. La studiosa, al termine della sua rassegna, ritiene
indispensabile una nuova lettura estesa "ad elementi non ancora analizzati a
fondo". Interessante notare che il Krauthemeir data la fondazione ad un periodo
"not before the seventh century" e quindi non prima del settimo secolo,
attribuendo ad essa originarie funzioni di martyrium (luogo dedicato alla
venerazione dei martiri) , mentre un altro studioso tedesco, il Khatchatrian
sostiene la tesi opposta, secondo la quale l'edificio nacque come battistero e
fu poi trasformato in cappella funeraria . Quest'ultimo, a proposito della
datazione, pare fissarla nel settimo secolo, sposando l'opinione espressa dal
Loiacono. C.A Willemsen e D. Odenthal così scrivono: "A Santa Severina, elevata
di colpo da anonimo agglomerato bizantino simile a tanti altri e senza un ruolo
importante nella vita e nella organizzazione chiesastica a sede di un
metropolita e perciò abbisognevole di particolari edifici religiosi, si sarebbe
allora costruita la chiesa a cupola incrociata ora mutilata. Essa è però
chiamata con un nome, Battistero, che non sembra corrispondere alla sua funzione
originaria. In questo caso, parafrasando un'espressione nota, si può dire che
<la recherche de la paternitè> è impossibile, chè questa costruzione è priva di
qualunque notizia sulle origini". Vediamo di trarre delle conclusioni
attendibili sui due interrogativi che nascono dall'esame attento di questi e di
altri studi sul nostro monumento. Alla luce dei restauri del Loiacono e del
fatto che "non hanno rinvenuto alcuna vasca, ma solo la roccia di fondazione",
ci sentiamo di escludere che l'edificio fosse stato costruito per la funzione di
battistero.
Oltre a questa motivazione d'ordine tecnico ne richiamiamo
un'altra, che ci pare ugualmente fondata, logica, definitiva. "La connessione
con l'attuale cattedrale risale alla fine del XIII secolo quando quest'ultima fu
fatta erigere da Ruggero di Stefanuzia : il <battistero> quindi, almeno in
origine, sorgeva isolato, ben distante dalla primitiva cattedrale di Santa
Severina, oggi chiesa dell'Addolorata". Sposiamo questa teoria della
Castelfranchi Falla perché, anche se volessimo prendere in considerazione
l'ipotesi ad oggi fantomatica di una preesistente chiesa normanna o bizantina
sulla quale si sovrappose quella dello Stefanuzia, essa non reggerebbe a quanto
accertato dal Loiacono in merito alla inesistenza di una fonte battesimale.
Riteniamo semmai possibile che l'Orsi, il quale d'altra parte non si mostra
sicuro, abbia indicato erroneamente nel sec. XVI l'origine dell'attuale fonte
ricavata da un rocchio di colonna di spoglio, potendosi pensare che essa sia
stata impiantata nel XIII secolo, quando l'edificio fu connesso alla nuova
chiesa, assumendo solo allora le funzioni di battistero. Resta il fatto che
tutti quelli che hanno studiato il nostro monumento hanno avvertito la necessità
di saperne di più, convinti che un restauro radicale e scientifico, accompagnato
da un esame del sottosuolo specie dei bracci, ci darebbe delle risposte
finalmente documentate e definitive.